"Le mani della mafia sulla Puglia: è ora che tutta l'Antimafia si svegli"
COMUNICATO STAMPA
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Nella nostra regione è una presenza discreta e silenziosa, che cerca di evitare i clamori della cronaca con lo spargimento di sangue. Ma la mafia sappiate che c'è ed incombe pericolosamente sulla vita sociale e democratica della Puglia, anche se di essa non vi è adeguata consapevolezza nei cittadini e nelle istituzioni. La criminalità organizzata pugliese non ha cessato di mettere in discussione l'autorità dello Stato e continua la cura dei suoi tradizionali interessi: dal traffico di sostanze stupefacenti all'usura e al racket delle estorsioni; dallo scambio e compravendita di voti al proiettare propri affiliati in politica; dal riciclaggio di capitali illeciti nell'economia legale alla costituzione di vere e proprie holding imprenditoriali. Ma, la cosa ancora più grave, sta tentando di mettere le mani sulla gestione degli appalti pubblici, insinuandosi nelle pieghe della vita politica e amministrativa della regione, come hanno già dimostrato alcune indagini della magistratura pugliese su ipotesi di rapporti illeciti di taluni rappresentanti della pubblica amministrazione e del mondo dell'imprenditoria con esponenti della criminalità organizzata. Le operazioni di polizia giudiziaria sono importanti, ma per incidere la mafia bisogna prevenirla e percorrerla cerebralmente, capire come funzione il suo sistema di potere, incidere sulle sue complicità ed in quel dialogo sotteraneo che è ripreso incesantemente, estirpare le coperture che crean o cultura, prassi e contesti mafiosi. L'uomo non è libero, la società è malata se le minacce e le intimidazioni creano nei cittadini paura, angoscia e terrore, alimentando un cancro morale che intorbida le coscienze, condiziona la democrazia e la convivenza civile. Ma l'insicurezza nei cittadini onesti viene talvolta alimentata anche dalla soggezione che impone la burocrazia, dall'arroganza del potere politico e amministrativo e voglio gridarlo ancora dall'umiliazione che spesso gli eletti nelle istituzioni pubbliche impongono ai cittadini solo per ascoltare le loro esigenze, richieste o proposte. Consiglieri comunali, provinciali, regionali, assessori e parlamentari, sindaci di ogni ordine e schieramento diventano spesso irragiungibili una volta eletti, anche dai loro stessi più prossimi elettori. Segretari, addetti stampa, attendenti creano filtri e contro-filtri, una cortina fumogena impenetrabile, tanto che per poterla squarciare bisogna farsi raccomandare. E la pratica della raccomandazione è il primo viatico alla cultura della mafiosità. La lotta alla criminalità in Puglia anche se ha avuto buoni risultati negli ultimi anni, soprattutto grazie a forze dell'ordine, tecnici e magistrati coraggiosi come la Digeronimo, Scelsi, Pugliese, Nitti e Rossi, è ancora viva ed opera efficacemente anche quando non uccide. In realtà essa si articola in una miriade di consorterie malavitose in continuo rimescolamento conflittuale e alla ricerca della supremazia territoriale. Una presenza flessibile e tendenzialmente discreta, che evita il clamore degli episodi delittuosi estremi proprio per potersi mimetizzare e infiltrare nelle istituzioni. Esercita soprusi e prepotenze nei confronti di comuni cittadini, imprenditori, commercianti, ma anche giudici, politici, pubblici amministratori, tecnici, esperti e giornalisti. Uno stilicidio quotidiano di notizie ne segnala continuamente la presenza preoccupante, ma troppo spesso vengono evitate, ignorate, dimenticate in fretta, forse per esorcizzare la paura di scoprire di vivere in una regione che rischia di essere dominata dalla mafia. Meglio allora tranquillizzarsi la coscienza con slogan del tipo "siamo pugliesi", "non siamo mafiosi", lanciato dall'ex Sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone. Ma vivere con gli occhi bendati, le orecchie tappate e le mani sulla bocca, come le famose tre scimmiette, non serve a nulla. La realtà è un'altra: è quella della paura e delle intimidazioni quotidiane subite da chi non vuole sottostare alle regole della mafia. Una sequenza impressionante di piccoli e grandi episodi che fanno correre il contachilometri della criminalità. Negli ultimi tre anni sono davvero tante le notizie da segnalare: come quelle dei due pacchi bomba ricevuti dal giudice del Tribunale civile di Bari, Luigi Agostinacchio, costretto a vivere sotto scorta; dalle minacce subite dal pubbli co ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Desirée Digeronimo, posta sotto protezione; delle fucilate contro l'abitazione dell'Assessore al Bilancio di Torre Santa Susanna, Antonio Ariano, esplose a San Donaci; dell'auto incendiata all'Assessore comunale ai Lavori Pubblici di Brindisi, Cosimo Elmo; delle minacce subite dall'Assessore di Cerignola (Fg) Damiano Paparella, da parte di un uomo incapucciato e armato di pistola; della lettera minatoria con un proiettile recapitata al giornalista Giampaolo Balsamo, presso la redazione di Barletta della Gazzetta del Mezzogiorno; delle due auto incendiate a Bari, a Nicola Patruno, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno; dell'attentato al ripetitore di Brindisi dell'emittente televisiva Telenorba; del tentativo di scardinare la porta da parte di ignoti per entrare nella redazione del mensile il Tacco d'Italia a Casarano, il cui direttore, Maria Luisa Mastrogiovanni, continua a subire intimidazioni per le scomo de inchieste pubblicate; dei colpi di pistola esplosi contro il gabbiotto dei vigilantes al Policlinico di Bari; del proiettile vagante che, ha ferito a Taranto la trentaquattrenne Maria Rosaria Dante; dell'auto bruciata sempre a Taranto al gestore di una palestra; della panetteria incendiata a Brindisi, a Maria Grazia Carbone, che non aveva ancora iniziato l'attività; dell'attentato che sempre a Brindisi, ha distrutto la merceria di Antonio Taliento Ruggiero e Alessandra De Sanctis; dell'auto incendiata a Trinitapoli (Fg), al vicesindaco Nicola Di Feo; dell'aggressione subita dalla candidata di una lista civica alle amministrative di Gallipoli, Donatella D'Amato, da parte di un sorvegliato speciale, poi arrestato, che voleva impedirle di fare campagna elettorale; dell'aggressione subita, da parte della funzionaria capo dei Servizi Sociali del Comune di Brindisi, Mina Gismondi; dell'aggressione subita, da un ingegnere contro il quale un malvivente, per sfuggire alla poliz ia nel quartiere Libertà di Bari, aveva puntato una pistola alla tempia, costringendolo alla guida della sua macchina a seminare gli agenti che lo inseguivano; dello studio incendiato all'avvocato civilista Pietro Monopoli a Taranto, dopo che negli ultimi mesi erano stati dati alle fiamme gli studi di altri due avvocati tarantini; del'incendio di due scuolabus comunali dati alle fiamme nella stessa notte a Francavilla Fontana (Br); dell'attentato ad una macelleria al quartiere Tamburi di Taranto; dell'attentato contro la casa di un imprenditore a Uggiano Montefusco, una frazione di Manduria; dell'auto incendiata al figlio di Luigi Fanizza, Sindaco di Porto Cesareo; dello studio legale degli avvocati Cosimo Nesca e Claudio Pecorella incendiato a San Giorgio Jonico; della bomba fatta esplodere al supermercato "Crai" di Leverano; del gazebo dato alle fiamme del centralissimo Bar Perrini, in via Sparano a Bari; dell'aggressione subita dal candidato sindaco di Melissano, Sergio Macrì; dell'incendio del casolare di Tommaso Gioia a Ceglie Messapica; dell'auto del vigile urbano di Ostuni, Pino Quartulli, data alle fiamme; dei 35 sacerdoti minacciati ad Andria, perchè avevano denunciato il disagio sociale ed il dilagare della illegalità nella città con una lettera inviata al Prefetto di Bari; della lettera minatoria inviata al cronista della Gazzetta del Mezzogiorno di Andria, Michele Palumbo, per un articolo pubblicato proprio sulle minacce ricevute dai 35 preti; dell'incendio della struttura tensostatica del centro sportivo polivalente del comune di Diso (Le); dell'aggressione al direttore di un periodico di Martina Franca, Pietro Andrea Annicelli, per una cronaca sul consiglio comunale; dell'auto del comandante dei vigili urbani di Torre Santa Susanna (Br) data alle fiamme; della serie di attentati che in tre notti di seguito, hanno sconvolto il Brindisino distruggendo l'azienda agricola di Armando Basile e la Trattoria "Nonna Mina". Solo per citare, alcuni dei tanti casi che si sono verificati in Puglia, ma la casistica sarebbe naturalmente, molto più lunga, solo se si volessero scartabellare gli annali antichi e recenti della cronaca nera: ne verrebbe fuori un elenco telefonico. E' impressionante come una mole così grande di episodi inquietanti, spesso ignorata o minimizzata in poche righe sui giornali, non dia sufficiente consapevolezza della gravità della situazione nell'opinione pubblica e nelle istituzioni. Gli innumerevoli tentativi d'intimidazione che hanno riguardato, fino all'altro giorno, anche la mia persona, non hanno fermato prima e non fermeranno adesso la scelta, l'impegno, la determinazione di chi opera coinvolto a vario titolo nella restituzione alla collettività di quanto le mafie hanno sottratto con la violenza e la minaccia: la libertà. E allora ricostruiamo la vera antimafia, ripetiamo quei "formidabili an ni".
Michele Cagnazzo Responsabile "Osservatorio Regionale sulla Legalità" Dipartimento Antimafia-Prevenzione-Sicurezza |
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14/06/2009 |
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