sms natale
di Don Salvatore De Pascale
Buon Natale e buona lettura. Aspetto sempre volentieri le vostre attente considerazioni, vostro don Salvatore
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“OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA” (Luca 19) “Mentre si trovarono in quel luogo, diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia …”(Luca 2,6-7)
Caro Gesù Bambino, sono passati duemila anni da quando sei venuto la prima volta tra noi. Vorremmo farti sapere come vanno le cose quaggiù. Su sette miliardi di donne e di uomini che abitano il nostro pianeta, due miliardi “vivono” in condizioni di povertà assoluta, con circa un euro e mezzo al giorno; ogni anno muoiono di fame sei milioni di bambini mentre si buttano nell’immondizia 1,3 miliardi di tonnellate di cibo; 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno acqua potabile … Anche da noi, con la crisi che ci ritroviamo, le cose non vanno benissimo. Per la “Tua mangiatoia made in Italy” hai l’imbarazzo della scelta. Se tra le pattumiere in cui frugano tanti vecchietti e immigrati, oppure tra le giovani famiglie che si accollano un mutuo a tempo illimitato mentre lavorano a progetto e a tempo determinato. Se sotto il tetto di lavoratori in nero, precari, sottopagati, che per quattro euro al giorno (come è successo lo scorso Settembre a Barletta) perdono anche la vita, o in quelle dove abitano tanti operai o pensionati che guadagnano meno di 1.000 euro al mese. Se tra gli alluvionati della Liguria o di Messina o nei vagoni ferroviari dei senza fissa dimora.
“ … perché per loro non c’era posto nell’albergo” (Luca 2,7)
I benestanti e i ricchi albergatori al Tuo nascere non ti aprirono le porte, tuttavia divenuto adulto alla Tua sequela chiamasti anche loro. Pensiamo a Levi, che denominasti Matteo, egli lasciò i suoi denari per seguirTi. Anche altri apostoli lasciarono senza indugio le loro fiorenti attività professionali per obbedire alla Tua Parola. Ma vorremmo chiederti lumi in particolare su Zaccheo, un personaggio evangelico a cui la nostra diocesi ha volute dedicare quest’anno pastorale. Un giorno mentre passeggiavi in Gerico vedesti quest’uomo, piccolo di statura, salire su un sicomoro. Cercava di vederti, ma la folla glielo impediva. E gli dicesti: “Zaccheo, presto, scendi subito perché oggi debbo fermarmi a casa tua. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia” (Luca 19,5-6) Nulla di nuovo in questa storia se non fosse per il fatto che Zaccheo era capo dei pubblicani, sovrintendente degli esattori del fisco e per giunta ricco. Ma nonostante tutto sei andato da lui. Allora vuol dire che c’è speranza anche per quegli Italiani che la crisi non ha scalfito affatto: per i 200.000 acquirenti annuali di auto di lusso, da 100.000 euro e più, o per chi incrementa le proprie rendite miliardarie evadendo ogni forma di tassazione, o per l’amministratore delegato che guadagna più di quattrocento volte rispetto a un semplice operaio. C’è speranza anche se deteniamo record mondiali “invidiabili”: su 60 milioni di abitanti possediamo ben 90 milioni di telefonini; per ogni 1000 abitanti disponiamo 768 auto; consumiamo ogni giorno a persona 237 litri d’acqua (in Africa circa 10 litri) … Se ti sei fermato a casa di Zaccheo, c’è speranza anche per noi. “Zaccheo, allora, fattosi avanti, disse: Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto. Disse allora Gesù a lui: Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Luca 19,8-10)
Caro Gesù Bambino c’è speranza a patto che … oggi Tu sia disposto a fermarti da noi. Oggi, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Fermati … perché è Tua la nostra vita. Fermati tutto il tempo che Ti necessita. Volti rigati dalla rabbia, cuori invecchiati dall’abitudine, cervelli offuscati, hanno bisogno di Te, Principe della Pace, Dio Bambino, Consigliere Ammirabile. … perché è Tua la Madre Terra. Ci hai lasciato il comando di custodirla e coltivarla, ma abbiamo abusato troppo del nostro potere. I nostri passi più che calpestarla l’hanno violentata, le nostre mani più che custodirla, l’hanno predata, ferita. … perché è Tuo il futuro della nostra società occidentale. Ci hai detto di essere Luce per essa, ma ci siamo troppo specchiati in noi stessi, accecati dalla nostra vanità abbiamo smarrito la via del bene.
Caro Gesù Bambino C’è speranza a patto che siamo disposti a ridare il mal tolto sottratto alla nostra vita, al creato, alla società, se non quattro volte tanto, almeno in parte. Se siamo disposti a rinunciare al “troppo” e a convertirci al giusto, al misurato, all’essenziale. Se riconosciamo che il libero mercato è schiavo della legge del più forte e che c’è il rischio di soccombere nella corsa sfrenata allo sviluppo. “Se dichiariamo che un’economia, sganciata dai bisogni e dalle speranze delle persone, produce un sistema inaffidabile che provoca falsi valori e che il valore economico è inscindibile da quello sociale. Se dissentiamo contro chi ci vuol far credere che la dignità umana, il giusto salario, la sicurezza sul posto di lavoro, sono un lusso che non ci possiamo permettere o zavorra di cui disfarci”*. I padri della nostra Costituzione (cfr. art. 36) dissentirebbero anch’essi. Caro Gesù Bambino Tu sei la nostra speranza. Alle Tue “Piccole” ma forti mani affidiamo la nostra “grande” ma debole e fragile società. Caro Gesù Bambino fermati a casa nostra e saremo salvi, facci questo regalo per Natale.
don Salvatore
* don Luigi Ciotti, da un suo articolo sulla crisi dei nostri giorni.
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11/12/2011 |
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