LA LAMA SAN GIORGIO
Rielaborazione testi e sintesi a cura dell’arch. Michele Cacucciolo.
Per visite guidate rivolgersi a Vito Nicola Tatone (guida forestale) INFO@TATVIT.COM
Elaborazioni grafiche Positano Domenico ARTE FOTOGRAFICA
di di Michele Della Fortuna
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contrada vrazzullo alluvione del 23.10.05
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La lama San Giorgio è un incisione carsico erosiva tra le più lunghe del nostro territorio. Essa ha origine dal contrafforte di Monte Sannace – Gioia del Colle e attraversando i comuni di Sammichele di Bari, Casamassima, Rutigliano, Noicattaro e Triggiano, sfocia a mare nella cala San Giorgio dalla quale prende il nome. La lama San Giorgio presenta un bacino ampio e allungato. E’ caratterizzata da un solco principale del tipo a meandro con brevi diramazioni laterali e assume maggiori profondità con pareti ripide e fondo piatto laddove ha origine. Si può stimare la sua lunghezza nell’ordine dei 40 – 42 km e la sua larghezza media intorno ai 100 m. Essa si biforca in due rami principali di cui quello più orientale è noto con il nome di “Il Lamone” (a sud dell’abitato di Rutigliano) e quello più a monte con il nome di Lama Diumo (nelle vicinanze dell’abitato di Sammichele). Non poco importante è il ruolo che la lama ha assolto come direttrice viaria che garantiva processi di avanzamento dall’entroterra verso la costa e viceversa da parte delle popolazioni colonizzanti. Tutto ciò è testimoniato dalla frequenza di insediamenti abitativi in grotta o capanne posti sui costoni della lama. La teoria è suffragata dall’originaria abbondanza di acqua del torrente, dalla vicinanza alla costa e dalla posizione alta del sito non poco favorevole agli avvistamenti per la difesa e il controllo del territorio. A tal proposito è doveroso citare la presenza di torri che ai tempi costituivano un importante esempio di architettura rurale al servizio della difesa e dell’aggregazione. Un altro esempio di edilizia rurale insistente sulle campagne circostanti la lama sono “i pagghjiar” (i pagliai) che rappresentano tuttora un importante punto di riferimento per i lavori di campagna e per la pastorizia. Dal punto di vista della vegetazione restano oggi lembi sporadici a testimonianza di ciò che è stato un folto manto forestale. La natura morfologica pianeggiante del letto della lama ha consentito all’uomo di effettuare un processo di disboscamento atto alla coltivazione dei fondi ad olivi e viti. Tuttavia si possono ancora osservare esempi di querce che si differenziano per zona di insistenza. Abbiamo fino ad una quota di ca 150 metri la dominanza del leccio (Quercus ilex L.), con la presenza in un’area limitata (macchia Localzo e bosco Castello…….) della quercia coccifera (Quercus coccifera L.). A quote superiori il leccio viene completamente sostituito dal fragno (Quercus troiana Webb). La roverella (Quercus pubescens Willd) è, invece presente su tutto il territorio. Laddove non c’è stato il processo di antropizzazione da parte dell’uomo si possono osservare ancora macchie di particolari essenze arbustive ed erbacee quali il lentisco (pistacia lentiscus L.), la scilla marittima (urginea marittima L.), il cappero (capparis spinosa L.), la borragine (borago officinalis L.), lo zafferanastro (sternbergea lute L.),il fico d’india (opunzia ficus-indica Mill).. Il diradamento dei boschetti e delle nicchie ecologiche ha comportato una mancanza delle condizioni naturali di vita alla fauna. Se sino a quindici anni fa si poteva osservare il transito e la sosta degli aironi, oggi tra gli animali piu’ comuni si notano: il topo selvatico, il ratto delle chiaviche, il riccio di terra, la talpa, la locusta; fra i rettili: il ramarro, la lucertola, la testuggine, la vipera, la biscia; fra gli uccelli: il passero, il pettirosso, la capinera, la civetta, la rondine, la gazza, la quaglia, l’allodola. Il valore eco-paessagistico di questa formazione carsica risulta oggi sottovalutato o peggio ignorato. La lama appare una risorsa inutilizzata che a causa dell’assenza di interventi di controllo delle attività e di riqualificazione ambientale comporta inevitabilmente il degrado del suo ecosistema. E’ doveroso dunque pensare ad un programma di restauro ecologico e valorizzazione dell’ambiente che siano finalizzati a favorire l’uso turistico-ricreativo della lama, nonché una riqualificazione ambientale dal punto di vista economico, storico e culturale. Questo principio è stato oggetto di interesse e di studio da parte dei vari Comuni interessati dall’alveo, al punto che si è pensato di istituire un progetto volto all’individuazione di “Parchi” dedicati ai diversi tematismi presenti sul letto del torrente: parco naturale zona umida di “S.Giorgio” (Bari-Triggiano), parco rupestre e archeologico “Lama Selvaggia”- Triggiano, parco urbano S. Agostino – Noicattaro, parco naturale dei “Cappuccini” – Rutigliano, parco archeologico dell’”Annunziata”- Rutigliano, parco naturale di “Macchia di Marcello” – Casamassima, parco archeologico di “Lama Diumo” – Sammichele. Nella speranza che questi progetti non rimangano solo sulla carta, l’augurio è che si impari a conoscere e tutelare la Lama San Giorgio prima che questa venga del tutto lasciata al suo innaturale degrado.
FONTI BIBLIOGRAFICHE: “AMBIENTE ARCHEOLOGIA STORIA. Segni della Lama Annunziata” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - -Soprintendenza Archeologica della Puglia.
“Il Trebio” Dott. Pasquale Battista
“Perché non resti un progetto” Convegno organizzato da Coord. P.P.I del Collegio 29 Sezione P.P.I. di Casamassima e Triggiano. Sezione “verdi” di Triggiano
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09/02/2007 |
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