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TMLand : Ambiente

Parco Lame S. Giorgio Giotta, se non ora quando?

di Francesco Ressa
Un nostro iscritto scrive.

Parco Lame S. Giorgio Giotta, se non ora quando?

 

            Nell'ottica di una tutela globale dell'ambiente e di una conservazione delle sue risorse complessive, non soltanto storiche e monumentali che vanno conservate e valorizzate, ma anche naturalistiche e paesaggistiche,  è fondamentale che le decisioni prendano corpo da approcci partecipativi che coinvolgano direttamente le comunità per una più ampia condivisione delle scelte di pianificazione da adottare. E' quello che si sta tentando di fare oggi con i vari incontri, fra cui quello svoltosi a Triggiano il 28, a Casamassima il 23 e presso la Regione l'11 ed il 30 gennaio di quest'anno, attinenti l'istituendo Parco Naturale: “un'area protetta gestita per la tutela degli ecosistemi e il benessere dell'uomo. Designata per la protezione dell'integrita' ecologica di uno o piu' ecosistemi per le generazioni presenti e future, esclude lo sfruttamento o l' occupazione tra i propositi di uso dell'area e determina la creazione di opportunita' di uso per fini ecologicamente e culturalmente compatibili."(International Union for Conservation of Nature). 

            Nell'iniziativa, buona pratica partecipativa di associazioni o enti, le amministrazioni e le istituzioni hanno un ruolo di grande rilievo per il loro buon esito. Tutte le amministrazioni coinvolte si sono dette favorevoli alla costituzione del parco, salvo poi lasciarsi “fuorviare” puntualizzando delle criticità in merito allo sversamento dei “reflui depurati” e alle “perimetrazioni”.

            E' stato più volte evidenziato che questo processo, promosso e condotto dal basso da un gruppo di “portatori di interessi” che si sono attivati di fronte all'inerzia delle istituzioni o per ostacolare azioni non condivise, è stato un percorso irto di difficoltà.

            Quello in esame è un caso di processo dal basso che non solo è stato “ritardato” dalle amministazioni, che hanno temuto le proteste degli agricoltori, degli imprenditori e di quanti ritengono che l'istituzione del parco blocchi qualsiasi attività, ma anche “contrastato” perchè nel contempo hanno pianificato il territorio con interventi disarmonici e puntuali “perdendo” la visione globale.

            Mentre l’iter burocratico va avanti lentamente, proliferano progetti di “riqualificazione” e rimboschimenti frammentari, scarichi di impianti di depurazione, scarichi di impianti di acqua piovana, “costruzioni e insediamenti” all'interno dell'alveo e nelle aree a questo adiacenti.

             Quando finirà questo scempio?

Quando si capirà che per risolvere il problema occorre un Ente sovracomunale?  

Eppure le ragioni ci sono: la tutela e la valorizzazione di paesaggi ed ecosistemi unici coniugati con le possibilità occupazionali legate al turismo sostenibile, alla agricoltura di “marchio” ecc. ecc.  potrebbero avere una ricaduta non indifferente sui comuni interessati dal punto di vista economico.

       Sarebbe opportuno, quindi,  che tutti i soggetti interessati sollecitassero e concretizzassero un solo obiettivo : la costituzione del Parco Naturale.

 Solo con l'istituzione del parco ci potrebbero essere soluzioni globali e di tecnica sostenibile agli annunciati scempi. Si potrebbero così perseguire i seguenti obiettivi  attraverso azioni e interventi di sostenibilità ambientale e culturale:

-        rinaturalizzare e ricostruire la continuità idraulica delle aree antropizzate;

-        rivalutare e tutelare fauna e flora  autoctone;

-        rivitalizzare le colture dell'uomo e la loro identificazione quali “segni” della memoria agricola; 

-        promuovere la tutela, conservazione e valorizzazione dell’eredità ambientale e delle risorse naturali, storiche, archeologiche e paesaggistiche;

-        restaurare gli antichi edifici e i muri a secco;

-        proteggere e conservare con interventi riqualificativi i punti panoramici e gli antichi sentieri;

-        promuovere  una gestione agricola che persegua la conservazione dell'integrità dei terreni interessati da resti archeologici affinché non siano danneggiate le testimonianze materiali lasciate dall'uomo e celate nel sottosuolo;

-        individuare e rendere fruibili percorsi che tutelino e valorizzino i beni naturali e culturali;

-        prestare attenzione ad ogni provvedimento, norma che tenterà più o meno di nascosto di ridurre la tutela sul patrimonio culturale, artistico e paesaggistico da parte di chi continua ancora a pensare che il calcestruzzo ci salverà.

 

            Focalizzando l'attenzione sui “nuovi problemi” c'è da osservare che questi erano già trattati nel documento conclusivo della conferenza di servizio a più mani redatto e sottoscritto fin dal 2007. Mi riferisco allo scarico delle acque chiarificate e alle perimetrazioni. Lo scrivente da tempo asserisce e sostiene che il luogo naturale in cui deve fluire l'acqua è la Lama perchè l'acqua è fonte di vita e può essere causa di morte ed è bene che scorra dove si possa vedere e controllare. In merito, ci sono  coloro che hanno “paura di sporcare” la lama con i reflui depurati ma non con tutto quello che ancora oggi viene sversato e che hanno fatto della lama una specie di discarica a cielo aperto con cementificazione, disboscamento, incendi e smaltimento illegale di rifiuti di ogni genere (persino di amianto).

            Se  ogni amministrazione comunale prevedesse nel proprio territorio a valle del depuratore delle “lagune” per la fitodepurazione, come ripetutamente sottolineato dall'assessore Barbanente, si risolverebbe il problema. Si avrebbe, infatti, con questi veri  e propri stagni biologici, un ulteriore abbattimento degli inquinanti delle acque che,  così biodegradate e naturalmente depurate potrebbero tranquillamente scorrere nell'alveo del Parco. Si porrebbero in atto condizioni per l'aumento della   biodiversità e dare un contributo contro la crescente siccità estiva utilizzando tali acque per la fertirrigazione. A ciò si deve aggiungere il recupero ecologico-funzionale di aree in precedenza alterate dalle attività antropiche

            Con riferimento alla “continuità idraulica e alla savanella in cemento” occorre innanzi tutto ricordare che la lama si realizza da sola, in caso di alluvione, sia la continuità idraulica, trascinando tutto ciò che è di ostacolo alle acque, che una “savanella naturale” riempendo l'alveo di blocchi lapidei. E' quindi da sottolineare che un'azione “preventiva”, come potrebbe esserlo quella prevista dal consorzio di bonifica, anche se rivista e corretta,  è non solo da auspicarsi ma indispensabile per evitare di dover pagare e riparare danni e perdite di vite umane.

            E, per finire, il “nuovo problema delle perimetrazioni” delle aree del parco naturale in questione. Perimetrazione che prima è stata  allargata per includere le cave di Monte Sannace a Gioia del Colle ed oggi si tenta di ridurre sottraendo aree già urbanizzate o di “scarso” valore naturalistico. In particolare, Triggiano chiede di modificare la perimetrazione per quanto riguarda le aree tipizzate D5 e D6 (aree deputate ad attività commerciali). Sammichele chiede di stralciare superfici utilizzate a seminativo e le aree di insediamenti produttivi. Ancora una volta, preme sottolineare che queste problematiche erano già state affrontate nel documento sottoscritto nel 2007 che prevedeva la distinzione fra la zona 1 e la 2. La prima è “di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale nella quale è considerato prevalente l'interesse di protezione ambientale” mentre la zona 2 è “di interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale (meno marcati ndr) in cui all'interesse della protezione ambientale si affranca quello della conversione delle attività produttive verso un modello di sostenibilità e di riduzione dell'impatto ambientale” (documento del 2007).

            E' superfluo, quindi, ribadire che anche le aree in parte urbanizzate e “poco” naturali erano state oggetto di disamina e che uno degli scopi dell’istituzione del parco è quello di rinaturalizzare quelle aree che, nel corso del tempo, sono state modificate dall’uomo. In tal senso si è espressa anche  l’assessore Barbanente che ha ribadito che la tutela di queste aree è un interesse collettivo e riveste carattere prioritario rispetto all’interesse privato.

            Ma il tutto non è bene che venga coordinato, progettato e controllato da un Ente con pieni e forti poteri come quello che si dovrebbe realizzare con la definizione del Parco?

            Tale Ente , con strategie di concertazione, potrebbe partecipare ai bandi dell'Europa e della Regione Puglia rapportandosi agli orientamenti delle politiche nazionali ed europee di sviluppo sostenibile, tenendo conto delle specifiche problematiche locali e della volontà espressa dagli attori sociali locali, presentando in definitiva un progetto di "Restauro e riqualificazione ambientale globale” per  rendere fruibile e accessibile a tutti questo immenso patrimonio.

 

Il Presidente del Forum A21 intercomunale

Capurso- Triggiano- Cellamare       

   Francesco Ressa                     

05/02/2012

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