Le Associazioni : Biofordrug
da La Gazzetta del Mezzogiorno:
Alzheimer, a Bari c'è il test della speranza

di Ninni Perchiazzi
FENOMENO IN CRESCITA: OTTOMILA MILA CASI IN TERRA DI BARI, DUEMILA SOLO NEL CAPOLUOGO. - Presto l'apertura della "Casa", centro di sostegno per malati e familiari.

Giorno dopo giorno deruba la sua vittima di tutto: affetti, sentimenti, emozioni, pezzi di vita e ricordi preziosi. il morbo di AIzheimer. La terribile malattia che si conferma, purtroppo, un fenomeno crescente con tutto il suo carico di tragicità, di dolore e di problemi, che nella maggioranza dei casi istituzioni e sistema sanitario non sono ancora in grado di contrastare in modo adeguato. Eloquenti anche i numeri «locali» (dati 2010): 8mlla casi in Terra di Bari, 2mila nel solo capoluogo.

Invasiva, subdola e devastante la patologia neurodegenerativa che porta alla progressiva demenza, oltre a colpire la vittima, finisce per minare salute e condizioni di vita dei familiari che se ne prendono cura. «La famiglia non può essere lasciata soia a gestire i numerosi problemi della vita quotidiana e a fronteggiare una malattia che per ora si può trattare, ma non guarire», afferma Pietro Schino, medico e presidente di Alzheimer Bari - associazione sorta in memoria del papà Ignazio, vittima della malattia - da 10 anni attiva per dare sostegno e sollievo alle persone coinvolte nell'impari lotta contro la malattia.

La ricerca dimostra l'importanza di sostenere i costi e i vantaggi, della diagnosi precoce e degli interventi dei servizi socio-assistenziali sin dalle prime fasi della malattia. A tal proposito, qualora dovessero riscontrarsi alcun sintomi- dimenticanze o amnesie che si protraggono per giorni - è possibile effettuare uno specifico test (attraverso un prelievo di sangue) sul metabolismo del rame. «È frutto di una ricerca tutta pugliese, sviluppata dalla Facoltà di Farmacia di Bari con lo spin off Bio4drug - spiega il dottore -. Il marcatore del rame rivela, in caso di anomalia, la possibile insorgenza di disturbi di memoria. e permette di. porvi rimedio con opportune terapie».

Spesso però si arriva tardi a scoprire la malattia, quando già «il 70% dei neuroni sono andati distrutti». «La maggiore attenzione dedicata oggi alla malattia - afferma Schino - è solo un primo piccolo passo verso la creazione di una rete socio-assistenziale per i malati e le loro famiglie che spesso si ritrovano da sole a dover gestire il carico di un'assistenza sfibrante».

«In Italia - aggiunge - otto famiglie su dieci si fanno carico dei costi dell'assistenza al paziente che viene spesso curato a casa, poichè i servizi assistenziali e sanitari per tali patologie sono molto scarsi, soprattutto per la fascia di popolazione medio-bassa che non può accedere ai servizi privati».

E evidente la necessità dì individuare modalità specifiche di cura e di interventi mirati, anche a vantaggio delle categorie meno abbienti. Così, l'associazione Alzheimer, si è fatta promotrice della realizzazione di una struttura socio-sanitaria ad hoc dove i pazienti affetti dal morbo e le loro famiglie possano fruire di una adeguata assistenza. «L'obiettivo è creare una "Casa per l'Alzheimer" - spiega il presidente - che offra completa assistenza e cura per il malato e sollievo per le famiglie per. tutta la durata della malattia, anche perchè sul territorio una struttura del genere non c'è».

«Il nostro scopo è allestire una struttura socio-sanitaria che diventi un centro di eccellenza territoriale - prosegue Schino - con personale altamente specializzato, per accogliere e soddisfare le richieste assistenziali dei malati e delle famiglie. L'obiettivo è fornire una rete diversificata di servizi che garantiscano l'assistenza ad hoc per familiari e pazienti nelle diverse fasi della malattia». Così, è stato individuato un immobile a Poggiofranco, dopo che sono rimaste inascoltate le richieste dal Comune per poter disporre dell'ex masseria Borracci (in via Amendola).

«Speriamo di poter allestire uno spazio che diventi un punto di riferimento territoriale - dice Schino - per accogliere e soddisfare le richieste di aiuto dei familiari e migliorare la qualità della vita del malato. La realizzazione di tale obiettivo generale prevede l'attuazione di servizi psico-socio-educativi specifici per i pazienti e per i caregivers».

09/10/2013

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