TMLand : Ambiente

Triggiano paese a dissesto idrogeologico?

di Francesco Ressa
Riceviamo e pubblichiamo da Agenda 21
Nell’accezione comune, i termini dissesto idrogeologico e rischio idrogeologico vengono usati per definire i fenomeni e i danni causati dalle acque superficiali o sotterranee. Frane, smottamenti, valanghe, alluvioni, erosioni, abbassamento del suolo sono “squilibri” dell'ambiente dovuti quasi sempre a due fattori principali: quello geologico predisponente e quello idrico determinante. Si parla di rischio idrogeologico quando tali fenomeni possono causare danni a beni artificiali e naturali. A determinare il rischio idrogeologico concorrono la geomorfologia (del suolo e del sottosuolo), il clima, la vegetazione e l'uomo.

La natura ha da tempo modellato il suolo e sottosuolo consentendo all'acqua di raggiungere il recapito finale percorrendo “vie preferenziali”; quelle del territorio di Triggiano sono gli antichi solchi torrentizi denominate “Lame”. Questi torrenti “fossili” convogliano l'acqua al mare, quando la natura si risveglia, con fenomeni estremi tipici come le copiose piogge, precipitazioni sempre più intense e violente, capaci di rovesciare circa 50-60 mm di acqua in un'ora.
Quando il territorio viene “appianato”, le strade del paese diventano dei torrenti che devono “smaltire” acqua e non solo. Basterebbe evitare la costruzione in posti “a rischio” lasciando “libere” le aree che madre natura ha “realizzato”, per mettere in sicurezza case e persone; quelle stesse persone che, ignare del pericolo, in pochi minuti si vedono strappare dalla forza della natura e dall'ignoranza dell'uomo gli oggetti, gli affetti, la vita.

Di fronte a tanti tristi avvenimenti casati dalle alluvioni: dagli allagamenti fino al crollo di edifici, che in tempi e con modalità diverse hanno causato danni e morti; ci si chiede: si poteva evitare?

A seguito di tali tragedie si cerca subito di individuare i colpevoli, le cause e gli errori commessi. Spesso si tratta di cattiva edilizia e speculazione che “utilizza” il territorio secondo regole tecniche e non, che sappiamo essere momentanee, con la consapevolezza di costruire in posti a rischio, quelli che organi competenti e addetti ai controlli vari, molto spesso superficiali o inadeguati, consentono “lavandosene le mani” e comportandosi come “i Pilati di turno”.

Conoscere un fenomeno è il primo passo per imparare ad affrontarlo nel modo più corretto e a difendersi da eventuali pericoli.

Nel Piano di Protezione civile si individuano le possibili zone di allerta in base alla tipologia e alla severità dei possibili eventi meteoidrologici e agli effetti che questi potrebbero provocare sul territorio.
Le zone di allerta previste per Triggiano sono quelle che interagiscono con l'alveo principale della lama S. Giorgio, nulla si dice per quelle zone che sono “depresse” e interessate dai relitti della Lama Cutizza-S. Lorenzo. Come si spiega allora il progetto del “Canale deviatore”, per quest'asta alluvionale, che l'amministrazione comunale ha in cantiere per “garantire le condizioni di sicurezza dell'abitato di Triggiano”?.

Perché la gente comune possa continuare a vivere la propria quotidianità, nella propria città e nelle proprie case anche in talune occasioni la Protezione Civile determina il rischio e definisce un piano di “protezione”. Quello di Triggiano enuncia che tre sono i fattori determinanti il rischio d’interesse per la cittadina:
1) l'incendio di aree limitrofe a strutture pubbliche ad alta densità di popolazione,
2) l'inondazione delle viabilità comunali “di attraversamento della Lama S. Giorgio,
3) la presenza di anfrattuosità carsiche rimodellate da interventi antropici, diffusamente riscontrate nelle aree del centro storico.

Gli scenari d'evento e di criticità idraulica secondo il Piano di Protezione Civile sono prevedibili per i fenomeni alluvionali legati ad eventi di piena che interessano i bacini scolanti di monte (bacino della lama S. Giorgio), mentre non lo sono con sufficiente accuratezza, ai fini dell'allertamento, per gli eventi pluviometrici intensi di breve durata, che riguardano porzioni di territorio limitate che risultano critici per il reticolo idrografico minore e per le reti fognarie.

Lo stesso piano di protezione civile, che l’Amministrazione comunale ha adottato, risponde a due logiche parallele: mettere in campo le risorse tecniche e umane presenti sul territorio e divulgare alla cittadinanza le indicazioni e i punti di riferimento nell’opera di prevenzione.

Peccato che quasi nessuno sappia che il piano esiste!
03/12/2011

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