Intuito, coraggio, fermezza. Le sue doti lo avevano portato, sin da giovanissimo, ad entrare in Polizia. Per Rocco Dicillo la giustizia, prima di un dovere morale, era un’esigenza dello spirito, perseguita sino alle estreme conseguenze. Il 23 maggio del 1992 Rocco morì, poco più che trent’enne, nella Strage di Capaci, insieme al giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani e Antonio Montinaro.
A Triggiano, suo paese natale a dodici chilometri da Bari, molti ricordano Rocco – con dolore, per un concittadino morto in modo così tragico – ma soprattutto con orgoglio. A lui è dedicata la Biennale Dicillo, della quale è attualmente in corso l’ottava edizione.
Scopo della rassegna artistica, promossa dal Comune di Triggiano, a cura dell’Associazione di Promozione Sociale Metropolis, è divulgare gli aspetti connessi al tema della legalità attraverso le molteplici espressioni artistiche contemporanee. Cittadinanza attiva il tema scelto per l’edizione 2012.
Al centro della kermesse, un concorso rivolto agli artisti di tutto il mondo. Ninni Castrovilli, presidente di Metropolis ci parla della vocazione all’interculturalità della Biennale Dicillo: “Quest’anno abbiamo ricevuto oltre 50 adesioni provenienti da tutto il mondo. Siamo stati contattati da numerosi artisti europei ed asiatici. C’è un grande interesse verso il tema della legalità”. Delle opere presentate in concorso, è stata effettuata una prima selezione, e così, scelti 14 lavori esposti in diversi luoghi di Triggiano.
“La cittadinanza attiva – continua Castrovilli – non è un costrutto teorico, ma un valore da perseguire quotidianamente. Le opere sono state esposte per dieci giorni, in luoghi dove si esercita la cittadinanza attiva, come la Asl locale, le scuole, la mensa sociale, gli uffici comunali dell’Anagrafe e delle Relazioni con il Pubblico“. Comune denominatore delle opere esposte, un percorso olfattivo. Accanto ad ogni opera infatti, un barattolo di vernice il cui odore è stato diffuso nell’ambiente.
“L’olfatto – precisa Castrovilli – è un’esperienza istintiva. Volevamo che il concetto di opera, come mondo del fare, cantiere in divenire, arrivasse a chiunque nel modo più genuino possibile, senza filtri culturali. I lavori presentati parlano di legalità e impegno civile, mostrando come ciascuno di noi sia chiamato, nel proprio quotidiano, ad adoperarsi perché la legalità sia esperienza concreta”.
Giorno 25 maggio si terrà la premiazione del concorso, le votazioni si sono concluse ieri. A partecipare migliaia di persone che hanno espresso il proprio voto sul luogo dell’esposizione o online. Molti gli incontri propedeutici alla Biennale.
Dopo la premiazione del concorso relativo ai giovani artisti emergenti, si terrà, al Palazzo Pontrelli di Triggiano, sino al 2 giugno, l’esposizione delle opere di tre “interpreti delle espressioni artistiche più significative del post-contemporaneo”: Donatella Spaziani per la fotografia, Bianco Valente per il video, Francesco Arena per l’installazione.
“La Biennale Dicillo vuole coniugare – conclude Castrovilli – la riflessione sulla legalità, l’impegno sociale e la partecipazione nella quotidianità. Presentiamo le opere nei luoghi del quotidiano e non in un museo, l’opera d’arte diventa di tutti così come i valori sottesi alla manifestazione”.
A fianco dello staff organizzativo in “rosa” della Biennale Dicillo, costituito dai direttori artistici Maria Anna Lagioia e Marialuisa Loconte, e dalla responsabile di comunicazione Marina Loconte, anche il dottore Michele Dicillo, fratello di Rocco.
Triggiano e l’Italia intera non hanno dimenticato Rocco Dicillo e gli uomini della scorta morti insieme a lui. |